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Mat New Stratos, il ritorno del mito

Lancia Stratos, la leggendaria auto regina dei rally degli anni ’70, torna letteralmente in vita con l’incredibile New Stratos di Manifattura Automobili Torino. Nata come one-off Pininfarina nel 2010, la vettura è basata sulla berlinetta V8 Ferrari F430 e ne esalta ulteriormente l’indole sportiva. Abbiamo provato un’esclusiva versione su base F430 Scuderia con cambio manuale a 6 marce. Vi raccontiamo com’è andata.
Ogni appassionato di auto che si rispetti, e ancor più quello di rally, ricorda quell’auto che segnò una vera e propria frattura per lo stile dell’epoca: parliamo della Lancia Stratos, incredibile progetto nato da un prototipo del 1970 del designer Marcello Gandini (nel suo “modesto” portfolio icone come Lamborghini Miura, Countach, Diablo, Alfa Romeo Montreal e Bugatti EB110) e dal genio tecnico dell’Ingegner Nicola Materazzi (Ferrari F40). Progetto divenuto realtà nel 1971 grazie alla collaborazione tra Lancia HF, la carrozzeria Bertone ed Enzo Ferrari. La gruppo 4 Lancia Stratos HF è un successo, sportivamente parlando: in 5 anni conquista 3 titoli mondiali costruttori ed entra nella memoria collettiva.

Nel 2010 il facoltoso imprenditore tedesco Michael Stoschek commissiona alla storica azienda italiana Pininfarina una one-off che rendesse onore al mito Stratos. L’obiettivo viene centrato in pieno: la vettura, realizzata in due anni partendo da una Ferrari F430, è talmente riuscita che Paolo Garella, all’epoca Head of Design dell’azienda, fonda Manifattura Automobili Torino per realizzare una piccola produzione (25 unità) con il benestare di Stoschek. Dal 2018, vengono prodotte altre 6 delle 25 New Stratos previste, con allestimenti e configurazioni differenti, come guida a destra, cambio manuale o F1, livrea da rally Alitalia (tributo alla vittoriosa Gruppo 4 del ’74 ndr): “basta” portare la propria Ferrari F430 o F430 Scuderia a Rivalta di Torino e aggiungere circa mezzo milione di euro per il lavoro di modifica (per un prezzo totale di circa 700.000 euro). Et voilà: la Nuova Stratos è pronta per aggredire l’asfalto.

La vettura nasce con un obiettivo ben preciso: emozionare. I controlli elettronici sono ridotti al minimo, così come l’aerodinamica che, su strada, serve fino a un certo punto. Il tributo alla regina dei rally è un’automobile “dura e pura”, con erogazione piacevole e progressiva, sound brutale e un grip meccanico elevatissimo. Prima di provarla, diamo un rapido sguardo a questa meraviglia esclusiva.

Solo guardarla è un’emozione: è incredibile, infatti, come la New Stratos somigli all’originale Lancia regina dei rally dal 1974 al 1979: mantiene, infatti, le caratteristiche essenziali della Stratos originale, come la forma a cuneo, il parabrezza avvolgente a semicerchio, cerchi a 5 razze, il posteriore con gruppi ottici circolari e spoiler a coda d’anatra, oltre al logo che ricorda (solo nella forma) quello della Casa torinese. Nessun azzardo stilistico o inutile orpello aerodinamico, quindi. Come la progenitrice, poi, i due cofani si aprono in senso contrario per rivelare un piccolo vano bagagli e il suo cuore pulsante, il V8 aspirato Ferrari di cui parlerò a breve. Un motore made in Maranello, proprio come quello che equipaggiava la “vera” Stratos: si trattava, infatti del V6 della Ferrari “Dino” 2.4 litri 12 o 24 valvole (a seconda della versione strada/corsa) accoppiato a un cambio manuale 6 marce.

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Entro in abitacolo: gli interni sono essenziali, spartani, tutto è studiato per massimizzare la connessione tra guidatore e automobile e per ridurre il peso (che si attesta a 1.274 kg totali): l’abitacolo, strettamente derivato dalla base Ferrri F430 Scuderia, è un vero trionfo di materiali nobili e compositi, con fibra di carbonio e alcantara ovunque. A confermare l’indole racing della New Stratos, gli alloggiamenti per il casco nella parte inferiore delle due portiere e l’estintore sul pavimento del posto passeggero. Ma bando alle ciance. Partiamo.

Siamo arrivati al momento clou del nostro incontro con la Nuova Stratos, la prova su strada di questo capolavoro tutto italiano, in un contesto, tra l’altro, piuttosto azzeccato: ci troviamo, infatti, sul valico alpino del Colle del Lys, noto per lo svolgimento del Rally Città di Torino e teatro di numerose battaglie tra piloti del calibro di Miki Biasion e Carlos Sainz. Ma torniamo a noi. Giro la chiave, schiaccio il tasto start ed è subito brivido: il V8 aspirato Ferrari 4.3 l si sveglia in un cupo ruggito, magistralmente amplificato dallo scarico Capristo in titanio, che mi suggerisce di innestare subito la prima marcia e partire. Innestare in senso letterale: l’esemplare che sto provando (uno dei 6 attualmente circolanti in tutto il mondo) è dotato di un commovente cambio manuale a 6 rapporti al posto del tradizionale semiautomatico F1 con palette al volante.

Prima dentro, manettino su Sport (evito Race e ancor di più CST OFF, che esclude totalmente i controlli elettronici, già tutt’altro che invasivi) e via: l’erede dell’icona dei rally mi proietta brutalmente in avanti, ma allo stesso tempo percepisco di avere un controllo quasi totale, una sorta di intesa tra me e la macchina. Le gomme sono incollate all’asfalto, la vettura si inserisce in curva con una precisione chirurgica e i cambi di direzione sono fulminei grazie al passo di soli 2 metri e 40, 20 cm in meno rispetto alla F430 da cui deriva. Se il sottosterzo è praticamente inesistente, bisogna fare attenzione ai sovrasterzi di potenza: con un passo così corto e i ben 540 CV e 519 Nm di coppia “tutti dietro” serve un discreto manico quando il posteriore decide di andarsene per fatti suoi.
La New Stratos merita rispetto, è un’automobile che dà subito confidenza, ma a cui bisogna sempre ricordarsi di dare del Lei. Prestazioni, quindi, incredibili. In numeri: 3 secondi e mezzo per passare da 0 a 100 km/h e circa 274 km/h di velocità di punta per via dei rapporti corti, scelta che esalta ulteriormente la sua indole da sportiva stradale regina del misto; in parole: non vorrei più scendere. Ma è giunto, purtroppo, il momento di salutarci…Mi ha emozionato guardandola e conquistato alla guida: la nuova Stratos rende assolutamente onore alla sua progenitrice, è un capolavoro di meccanica. Chapeau.

 

 

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