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Pronti alle macchine volanti? Ecco a voi la prima su strada

La notizia è che una “macchina” volante ha superato l’esame per percorrere le strade insieme alle altre automobili: anche se può sembrare il contrario, non è poco. Di tanto in tanto troviamo notizia di questo o quel veicolo per la mobilità individuale in grado di volare per aria come di essere guidato su strada. La PAL-V Liberty, questo il nome del modello olandese in questione, aspettando la luce verde per percorrere i cieli ha intanto realmente ottenuto quella del semaforo, almeno sulle strade d’Europa.

La “macchina” in questione è un triciclo quando è a terra, e un autogiro quando vola. Questo vuol dire che assomiglia molto a un elicottero, ma che di fatto è lo strano mix al quale siamo abituati quando parliamo di automobili volanti: strane sagome un po’ goffe, né carne né pesce.
Liberty non è certo la prima di questo genere, anche se la prima tutta europea. Per adesso è un veicolo regolarmente targato, che fa pur sempre i 160 km/h, da 0 a 100 in meno di 9 secondi grazie a un motore da 100 cavalli; a benzina, naturalmente. Consuma 7,6 litri/100 km. e ha un’autonomia di poco più di 1.300 Km. Pesa 664 Kg.

Le sue prestazioni da velivolo sono più che altro una curiosità (max 160 km/h, fino a 500 km di autonomia, con un fabbisogno di 180 metri di pista per poter decollare), perché Liberty sta passando tutte le certificazioni del caso, ma per il momento non è ancora autorizzato a spiccare il volo.
Il punto non è se e come Liberty sarà conforme alle severe norme che regolano i velivoli – lo sarà sicuramente – e neanche se le sue prestazioni faranno gola agli automobilisti da una parte e agli aviatori dall’altra, ma come tutto ciò si integrerà in uno stile di vita prossimo venturo. A parte il costo di questi giocattoli, dei quali si parla almeno dal Secondo Dopoguerra, è la loro operatività a essere ancora oscura.

Chiunque vorrebbe avere un pulsante magico che faccia decollare, soprattutto quando sentiamo che stiamo sprecando inutilmente la nostra vita imbottigliati in un ingorgo. Sono suggestioni da fantascienza, ben rappresentate in film come Blade Runner (1982, 2017) o meglio, vista la chimerica e un po’ infantile essenza di questi apparecchi, nel futuristico cartone animato The Jetsons (1962; da noi, i Pronipoti). Del resto, il design automobilistico da sempre insegue il paragone con l’aeronautica, o l’astronautica, cosciente del limite terrestre del veicolo più amato di sempre.
Ma oltre il design, c’è la legge.
Le attuali normative sul traffico aereo non prevedono che mentre si percorra una strada si possa decidere di decollare improvvisamente dove si vuole, anche perché la maggior parte dei prototipi – o come nel caso del Liberty, vere e proprie preserie – non convertono da auto ad aereo in un click – e viceversa. Inoltre, volare significa avere un brevetto di pilotaggio, e ottenerne uno non è facile come prendere una patente di guida. Per non parlare delle normative sull’inquinamento acustico, o anche solo su quello atmosferico…

Il futuro di questi veicoli-velivoli, certamente alla portata di pochi, si concretizzerà quando l’utilizzatore sarà liberato dalla doppia competenza di conducente e di pilota. Da questo punto di vista, l’ipotesi più (in)credibile sembra essere quella proposta da Terrafugia, azienda statunitense che da più tempo di altre insegue concretamente il sogno di un veicolo dove il volante possa trasformarsi da sostantivo in aggettivo.
Uno dei suoi concept, il TF-X (2015), è più convincente di altri, se sarà mai realizzato: a guida e volo automatici e a propulsione ibrida elettrico–fossile, decolla e atterra verticalmente come un elicottero (quindi non occupa spazio) volando come un aereo, sembrando inoltre una vera automobile: tre veicoli in uno.

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La strada più verosimile sembra però essere quella di una MAaS (Mobility As a Service) di alto livello, come quella proposta da Airbus, Audi e Italdesign con il concept del drone modulare aria-terra.
Al fondo di tutte queste proiezioni tecnologiche c’è l’esperienza di spostamenti senza soluzione di continuità da un vettore all’altro, dove tutto è connesso, facile e soprattutto desiderabile: uno stile di vita difficilmente necessario in un mondo sempre più a corto raggio. Come disse il poeta Paul Valery ormai un secolo fa, il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

 

 

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